Carnali e virtuali? I pericoli e le opportunità della rete nelle relazioni sociali

Padre Maurizio Botta, dell’ufficio pastorale di Roma, organizza da tempo “Cinque Passi al mistero”, una serie di catechesi portata avanti con accostamenti spigolosi e con capacità di mobilitare l’immaginazione con una comunicazione intelligente. Il 14 febbraio il tema è “Carnali virtuali” e si svolgerà presso la Chiesa Nuova, nel cuore dell’Urbe. Ma in cosa consiste? Aleteia glielo ha chiesto.

Botta: C’è una sovrabbondanza di virtualità e ci è sembrato utile fare una riflessione. Ad esempio la gelosia, come cambia? La volontà di controllare gli altri esiste da sempre, ma il livello di controllo – con i mezzi che abbiamo in mano – oggi è infinitamente più grande. Ecco che “Carnali virtuali” diventa un accostamento necessario, perché siamo sempre più desiderosi di incontri e di veridicità nei rapporti e contemporaneamente così immersi nel virtuale.

I giovanissimi sembrano i più corrispondenti a questo identikit…

Botta: Oggi i giovani non sono liberi, sempre controllabili dai genitori che li possono sempre controllare. Vanno in giro con il braccialetto elettronico…

C’è una adolescenza diversa oggi, cosa possiamo fare per aiutarli a vivere la rete?

Botta: Bisogna avere le caratteristiche del “navigatore”. Una volta il navigatore era un personaggio straordinario: forti, capaci di rinunce, capaci di governare una nave e di mantenere al disciplina. Quella su internet è una navigazione vera. Abbiamo bisogno di uomini di questo tipo, dobbiamo formare persone capaci di gestire questo mezzo potentissimo, di governarlo…

Ma per la “generazione digitale” e non solo, che cosa implica la rete e i suoi contenuti. Abbiamo chiesto la consulenza di un esperto di dipendenza da social network: il dottor Tonino Cantelmi, Professore Incaricato di Psicopatologia presso l’Istituto di Psicologia dell’Università Gregoriana, è titolare dei corsi di: “Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione” e “Psicopedagogia della Devianza e della Marginalità minorile” presso la LUMSA Roma.

Il mondo dei social network che tipo di trasformazione sta producendo nei rapporti interpersonali?

Cantelmi: Al netto degli amici su FB, del followers su Twitter, degli innumerevoli post e delle caterve di foro che condividiamo ogni dove, delle tante chat che accompagnano app e giochi, degli sms e dell’eccesso di click che ogni giorno facciamo, al di là di tutto questo il dato sconcertante è che siamo sempre più soli. In realtà la “tecnomediazione” della relazioneha intercettato una clamorosa crisi della relazione interpersonale che ha caratterizzato l’inizio del terzo millennio. L’uomo postmoderno vive il tema della tecnoliquidità: relazioni tecnomediate, light, veloci, narcisistiche, ambige e ad alto tasso emozionale. Risultato finale? Un sostanziale individualismo e tanta socializzazione virtuale.

Che cos’è e come si può individuare la dipendenza da “internet” e da “social network”?

Cantelmi: Secondo le osservazioni dell’OMS l’umanità nel prossimo decennio sarà più depressa e sempre più dipendente dai comportamenti: dal gioco, dal sesso, dalla tecnologia, dal lavoro. In questo quadro generale rifugiardi nella Rete a scopo compensatorio sembra essere un rischio fatale. In altri termini avremo niovi disadattati: i tecnofobi e i tecnodipendenti. L’uomo del III millennio dovrà saper coniugare la dimensione virtuale con quella reale. Per quanto riguarda più specificamente la dipendenza dalla tecnologia digitale, dobbiamo considerare tre condizioni: quelli che si rifugiano nel virtuale perchè incapaci di affrontare la realtà, quelli che utilizzano il virtuale per provare emozioni e quelli che utilizzano in modo compulsivo la rete perchè intrappolati dalla pornografia e dalla ricerca del sesso. In ogni caso la cartina tornasole è la povertà e la non qualità dei rapporti reali.

Il Giappone ci ha “regalato” la definizione di Hikikomori, un radicale ritrarsi dalla vita sociale, resa oggi più “facile e appetibile” grazie anche ai servizi online. E’ un fenomeno che può dilagare?

Cantelmi: in Giappone almeno un milione di adolescenti si sono rinchiusi in stanze ipertecnologiche e rifiutano di affrontare la vita. Questo fenomeno è legato ad un fattore culturale proprio del Giappone (la gestione del fallimento sociale) e dalla disponibilità di una tecnologia assai pervasiva ed evoluta. Ma forme simili di chiusura sociorelazionale, esaltate da una tecnologia formidabile, sono già nel resto del mondo.

L’accesso libero alla pornografia grazie alla rete, muta il modo con cui ci si relaziona alla sessualità? Pensiamo al recente film che raccontava la difficoltà del protagonista – avido consumatore di porno – di relazionarsi alla donna amata. Esiste anche questo aspetto nelle nuove dipendenze?

Cantelmi: La pornografia in Rete è troppa, troppo accessibile e troppo pervasiva. Inoltre i bambini e gli adolescenti subiscono una ipersessualizzazione troppo precoce. Molti studi correlano la pornografia a forme di oggettificazione del corpo e del corpo femminile in modo particolare. Se mettiamo questo fenomeno in correlazionead un altro fenomeno, quello della progressiva incapacità di elaborare i malesseri interiori, ecco il cortocircuito: scambiare la sessualità come unico modo per gestire l’intimità.

Fonte: ALETEIA (http://www.aleteia.org/it/educazione/interviste/carnali-e-virtuali-5790108561178624)

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